IL VOTO DEL PARLAMENTO UE FA SPERARE IN UN CAMBIO DI PASSO SUGLI OGM
di Daniela Conti
Lo scorso 26 marzo la Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea ha pubblicato la risoluzione votata a larga maggioranza dal Parlamento europeo il 27 marzo 2019. Con 407 voti a favore, 185 contrari e una ventina di astenuti, il Parlamento ha respinto la proposta della Commissione di rinnovare alla DowDuPont* il permesso di commercializzare in Europa un mais GM multitransgenico.
Questa linea di mais GM, chiamata in codice TC1507 × NK603, deriva da un mais GM (in codice TC1507, prodotto da Dow AgroSciences) resistente agli insetti lepidotteri e all’erbicida glufosinato, incrociato con il mais GM Roundup Ready, resistente al glifosato (in codice NK603), un capostipite degli OGM targati Monsanto. Il mais multitransgenico ottenuto con questo incrocio era stato approvato dall’Europa nel 2007 per tutti gli usi industriali – alimenti e mangimi compresi – ma esclusa la coltivazione.
* La DowDuPont, uno dei colossi dell’agribusiness, è sorta nel 2017 dalla fusione di Dow AgroSciences con DuPont, che in precedenza aveva già acquistato la Pioneer Hi-Bred, una delle più grandi industrie sementiere. Nel 2019 la DowDuPont ha dato origine a Corteva, che da poco ha ricevuto dall’USDA l’autorizzazione per un mais modificato con CRISPR, destinato a usi industriali.
Perciò con questo voto il Parlamento europeo ha deciso di rivedere la scelta fatta nel 2007, e ha invitato la Commissione a ritirare la proposta di rinnovo dell’autorizzazione. E’ una decisione molto importante, che fa ben sperare per un cambiamento di rotta dell’Europa nella politica fin qui seguita riguardo agli OGM. Giustamente l’UE ha sempre vietato le semine di piante GM (tranne poche e limitate eccezioni in alcuni stati membri), riconoscendo i pericoli d’inquinamento genetico e di danni ambientali causati dagli OGM. Si tratta di pericoli oramai dimostrati da un numero enorme di lavori scientifici e di dati empirici accumulatisi nel tempo. (Si veda in questo blog l’articolo OGM: da più di vent’anni in campo, con quali effetti? – Gli effetti deleteri di cui non si parla.)
L’Europa però non ha mai vietato l’importazione di OGM per usi alimentari e industriali e per la mangimistica, il che lascia aperto tutto l’inquietante capitolo – pochissimo indagato per la forte opposizione dell’intero mondo biotech – riguardante gli impatti sulla salute nostra e degli animali allevati con questi mangimi. Per non parlare, poi, degli scenari di deforestazione e devastazione ambientale causati da questi OGM in altre parti del mondo, effetti che ci si ritorcono comunque contro in termini sia di nocività per l’ambiente e per la salute, sia di riscaldamento globale.
Benvenuto quindi un cambio di visione del Parlamento europeo su questo tema. Ma soprattutto benvenute le motivazioni alla base della decisione del Parlamento, che fanno sperare per il futuro in una maggiore attenzione per la salute pubblica, anziché per l’economia di grande scala. Vediamo allora in sintesi le motivazioni di questo voto, pubblicate nella Gazzetta Ufficiale dell’Europa.
In primo luogo. Importantissime sono le critiche che il Parlamento rivolge al processo di valutazione dell’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che nel 2018 aveva espresso parere favorevole alla riconferma dell’autorizzazione per questo mais GM. I pareri espressi dall’EFSA (in questo caso, dal suo gruppo di esperti scientifici specifico per gli organismi geneticamente modificati) hanno lo scopo di orientare la Commissione e il Parlamento europei nelle loro decisioni in materia di sicurezza alimentare. Ma questa volta il Parlamento denuncia il processo di valutazione dell’EFSA come per nulla autonomo né obbiettivo, anzi completamente subordinato alle corporation biotech, sia nel lasciare a loro la scelta della documentazione rilevante ai fini della valutazione dei rischi, sia nell’accettare che i dati bioinformatici importanti siano forniti dagli stessi interessati, o addirittura nell’accontentarsi di dichiarazioni unilaterali delle corporation, non suffragate da alcuna prova scientifica. Come non vedere che si tratta di un processo circolare, vizioso, che trasuda conflitti d’interesse a pioggia? Questo modo di procedere dell’EFSA – peraltro il suo solito in materia di OGM – in questa risoluzione è stato denunciato e rigettato dal Parlamento europeo. Non si può che esserne contenti, e augurarsi che ciò possa preludere a una profonda riforma dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare.
In secondo luogo, fondamentali sono le critiche che il Parlamento solleva contro le piante Bt, tutte, non solo contro lo specifico mais GM in discussione. Le piante Bt sono modificate nel loro DNA in modo da produrre proteine insetticide, tramite l’inserimento di uno o più geni del Bacillus thuringiensis (da qui Bt), un batterio che vive nel terreno. Giustamente il Parlamento rileva che:
- diversamente da quanto accade in natura, ove il batterio Bt produce le proteine insetticide in forma di cristalli inerti, le piante Bt le producono in forma solubile, immediatamente attiva. Inoltre, le piante Bt “esprimono la tossina insetticida in ogni cellula durante tutto il loro ciclo di vita, ivi comprese le parti consumate da esseri umani e animali” (cioè nel caso del mais, dalle radici ai chicchi, passando per il polline);
- “gli esperimenti sui mangimi dimostrano che le piante geneticamente modificate Bt possono avere effetti tossici”. A riprova il Parlamento cita un lavoro apparso nel 2012 sul Journal of American Science, in cui si riferiscono i danni osservati in numerosi organi di ratti alimentati con mais GM di tipo Bt (in quel caso, MON810 della Monsanto);
- “è stato dimostrato che la tossina Bt nelle piante geneticamente modificate differisce in modo significativo dalla tossina Bt presente in natura“. A riprova il Parlamento cita il lavoro Advanced Technologies for Managing Insect Pests, pubblicato nel 2012. Un importante articolo di Latham et al. pubblicato nel 2017 dimostra che le corporation “dimenticano” di evidenziare alcuni aspetti importanti delle piante Bt, per esempio che, nonostante le loro proteine insetticide siano differenti da quelle naturali del Bacillus thuringiensis, i loro effetti sul metabolismo umano/animale non sono MAI stati studiati (vedere in questo blog OGM: da più di vent’anni in campo, con quali effetti?);
- il Parlamento inoltre rileva che esistono “preoccupazioni relative a una possibile evoluzione della resistenza alle proteine Cry [le tossine insetticide] nei parassiti bersaglio dell’ordine dei lepidotteri”. Oggi queste preoccupazioni sono tutte confermate (vedere il già citato articolo OGM: da più di vent’anni in campo, con quali effetti?): ovunque nel mondo, l’introduzione delle piante Bt è accompagnata dall’insorgere di resistenze negli insetti bersaglio, con forti squilibri ambientali e infestazioni non più controllabili.
Dopo questa denuncia dei vari aspetti deleteri delle piante Bt, il Parlamento europeo punta l’indice contro la tossicità del glufosinato e del glifosato, i due erbicidi a cui è resistente il mais GM in discussione. “!l glufosinato è classificato come tossico ai fini della riproduzione e per questo dal 31 luglio 2018 il suo uso non è più autorizzato in Europa”.
Per quanto riguarda il glifosato, “le questioni legate alla cancerogenicità del glifosato rimangono aperte… Nel 2015 la IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato il glifosato come «probabilmente cancerogeno per l’uomo”. (Per approfondire, vedere OGM: da più di vent’anni in campo con quali effetti?).
Nel 2019 uno studio molto importante apparso sul British Medical Journal ha dimostrato che l’esposizione prenatale al glifosato faceva aumentare del 30% nei bambini la probabilità di un disturbo autistico con disabilità mentale, probabilità che arrivava al 50% se l’esposizione continuava dopo la nascita durante il primo anno di vita del bambino.
Il Parlamento poi richiama l’attenzione sul fatto che le piante GM, essendo resistenti a questi erbicidi, vengono irrorate con dosi abbondanti (e in continuo aumento per via delle resistenze sviluppate dalle erbe infestanti). E’ quindi inevitabile che le piante GM contengano notevoli residui di tali composti, e che questi siano poi presenti negli alimenti/mangimi. Come abbiamo appena visto, la tossicità di questi erbicidi è di estrema rilevanza anche per l’incidenza dell’autismo nei bambini.
Grafico della correlazione tra aumento dell’uso del glifosato negli USA e aumento dell’autismo nella popolazione giovanile (dati forniti in base a IDEA – Individuals with Disabilities Education Act).
Oltretutto, come sottolinea la risoluzione del Parlamento europeo, “si ritiene che i residui di irrorazione degli erbicidi esulino dalle competenze del gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sugli OGM”. Inoltre – altro rilievo molto importante – non esistono studi né dati sugli effetti cumulativi dei diversi erbicidi, né si è MAI fatta una vera valutazione del destino delle tossine Bt nell’ambiente, e degli effetti del loro ingresso – questo sì provato (purtroppo su donne in gravidanza e i loro feti) – nelle catene alimentari, umana compresa.
Queste in sintesi le motivazioni che hanno portato il Parlamento europeo a chiedere alla Commissione di non rinnovare il permesso di commercializzazione in Europa al mais multitransgenico della DowDuPont. Nella risoluzione il Parlamento fa appello alla Commissione perché mantenga gli impegni assunti nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Biodiversità e chiede di “non autorizzare l’importazione di piante geneticamente modificate destinate all’alimentazione umana o animale che siano state rese resistenti a un erbicida il cui utilizzo non è autorizzato nell’Unione Europea”.
Questi punti sono gli stessi sollevati per anni da tutte le associazioni e i gruppi che si battono, finora inascoltati, contro l’introduzione di OGM nell’ambiente e nelle filiere alimentari. Il fatto che oggi finalmente questi punti entrano a far parte della “cultura” del Parlamento europeo non può che farci felici, con l’augurio che si continui senza tentennamenti sulla strada intrapresa.