al bando gli OGM in Tanzania

NEO MINISTRO DELL’AGRICOLTURA: URGENTE EVITARE LE FALSE SOLUZIONI E IL NEOCOLONIALISMO

di Daniela Conti

Fonte: Sabrina Masinjila

di ACB, African Centre for Biodiversity
22 gennaio 2021

Con una mossa del tutto inaspettata, il neo ministro dell’Agricoltura della Tanzania, Prof. Adolf Mkenda, a metà gennaio 2021 ha annunciato il blocco delle sperimentazioni in campo di organismi geneticamente modificati (OGM) e la decisione di intensificare i controlli di biosicurezza sulle sementi geneticamente modificate (GM) importate nel paese. Il Ministro ha motivato la sua decisione con l’intenzione di preservare le risorse genetiche del Paese e le sementi locali.
E’ la seconda volta che il governo della Tanzania annulla i test sugli OGM. Già nel 2018 il Ministero dell’Agricoltura aveva deciso l’interruzione immediata di tutte le prove sul campo con OGM. In seguito un funzionario del ministero della Ricerca si era opposto a tale decisione, sostenendo che c’era pieno sostegno da parte del governo per i test sugli OGM e che era scorretto parlare di “bando”.
Questo nuovo blocco metterà fine ai test della manioca GM, modificata per conferire resistenza al virus del mosaico della manioca, e alla sperimentazione in campo del mais GM tollerante alla siccità. Questa ricerca è finanziata dalla Bill and Melinda Gates Foundation (BMGF), e avviene nell’ambito del programma Water for Efficient Maize for Africa (WEMA), poi ribattezzato TELA, un progetto che da una decina d’anni vede coinvolti cinque stati africani (Kenya, Mozambico, Sud Africa, Tanzania e Uganda), varie agenzie internazionali e Monsanto.

piante di yucca in fiore

La radice di manioca (o yucca oppure cassava) è un tubero carnoso, ricco di amidi, che costituisce la base dell’alimentazione in molti paesi tropicali. La pianta è facile da coltivare in quanto praticamente selvatica e ha alta resa nutritiva in rapporto al peso.

ACB, il Centro africano per la Biodiversità, nel suo articolo accusa la profonda, preoccupante mancanza di trasparenza che fino ad oggi ha coperto i dati delle sperimentazioni in campo e denuncia il fatto che, nonostante l’assenza di dati, la propaganda pro-OGM su come questi prodotti “si sono comportati al meglio” è continuata senza soste e incontrastata.

ACB afferma: “Continuiamo a ribadire che il progetto WEMA/TELA e gli interventi tecnologici basati sugli OGM sono fallimenti, pretese soluzioni, false e tipicamente coloniali, ai problemi sistemici che i piccoli agricoltori del continente eafricano devono affrontare. Inoltre, le tecnologie basate sugli OGM imposte all’Africa sono tipici interventi di sviluppo che rafforzano l’indebitamento, le disuguaglianze e l’esclusione sociale per la maggior parte dei piccoli agricoltori, in particolare le donne, cioè proprio le persone che ne dovrebbero beneficiare.
Si presume che il progetto fornisca ai piccoli agricoltori tanzaniani varietà GM resistenti alla siccità e agli insetti, inclusa la resistenza al Fall Armyworm (FAW, il lepidottero Spodoptera frugiperda, o “nottua defogliatrice”). Tuttavia, nella nostra serie di pubblicazioni Multiple shock in Africa [molto istruttive sugli OGM come false soluzioni, anzi come aggravamento dei problemi], sosteniamo che il FAW – ora endemico in Africa – è il risultato di squilibri ecologici e false soluzioni, compreso l’uso di mais GM resistente agli insetti  [vedi in questo blog I danni dei mais GM], che a lungo termine hanno conseguenze negative per la salute dei sistemi agricoli e delle persone. Il rapporto ACB sul FAW conclude che c’è la necessità di costruire sistemi di coltivazione capaci di recuperare rapidamente dall’infestazione di parassiti e dagli shock attraverso il ripristino della loro complessità, in particolare sviluppando la biodiversità vegetale e animale a partire dalle conoscenze dell’agricoltura autoctona, le sementi locali e i sistemi di coltivazione tradizionali”.

Tenendo conto dei rischi di contaminazione posti alle sementi locali dalle sementi GM importate, se non saranno messi in atto tutti gli interventi e i controlli necessari ci saranno enormi violazioni dei diritti degli agricoltori, indissolubilmente legati ai diritti umani, a causa della mancata protezione dei loro semi e, in ultima analisi, delle risorse alimentari naturali su cui hanno da sempre il controllo. Il degrado ecologico è guidato principalmente dalle multinazionali dell’agribusiness, che si comportano come predatori nei confronti delle risorse naturali e umane dell’Africa.

Dopo che nel 2019 il Sud Africa ha rifiutato di aprire il suo territorio a una varietà GM tollerante fra le altre cose alla siccità e che la Tanzania ha bloccato per ben due volte OGM proposti da WEMA / TELA, non c’è dubbio che i governi africani si stiano svegliando e che siano ormai consapevoli delle false promesse dell’industria biotecnologica.

bimbo vende cassava

Piccolo venditore ambulante di manioca

Oggi i paesi africani si rendono conto che “è necessario vietare gli interventi basati sugli OGM e altre false soluzioni, e impedire urgentemente l’abbandono dei sistemi alimentari tradizionali e delle sementi locali, che costituiscono la base per il sostentamento dell’agricoltura contadina. Pertanto, il focus degli sforzi di ricostruzione dopo la pandemia da coronavirus, e alla luce delle nostre crisi multiple e intrecciate, dovrebbe essere quello di ristabilire i sistemi socio-ecologici locali, di cui le sementi contadine sono una componente centrale. Affrontare le pandemie e le nostre molteplici crisi, comprese le infestazioni di parassiti e gli shock climatici, non può essere svincolato dalla costruzione di economie e sistemi alimentari basati sui bisogni delle persone, in particolare i piccoli agricoltori, e sulla rivitalizzazione degli ecosistemi. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo rifiutare e bandire completamente le logiche ecocide del capitale, e la mercificazione, la finanziarizzazione e l’estrattivismo come forze motrici delle fortune e dei destini umani ed ecologici”.

donne africane