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di Daniela Conti

L’Europa potrebbe essere alla vigilia della liberalizzazione dei nuovi OGM, cioè le piante prodotte con le Nuove Tecniche Genomiche: NGT, New Genomic Techniques (editing genomico e cisgenesi). In Italia sono dette anche TEA, Tecniche di Evoluzione Assistita, un acronimo privo di senso biologico, come spiego nell’articolo. Se sarà approvato in via definitiva il nuovo regolamento proposto dalla Commissione europe nel luglio 2023, le piante NGT potranno fare il loro ingresso nei campi e sulle tavole d’Europa senza sottostare agli obblighi di valutazione dei rischi ecologici e sanitari, di tracciabilità ed etichettatura previsti dalla normativa vigente in materia di Organismi Geneticamente Modificati (OGM) (Direttiva 2001/18).

Questa scelta – che sarebbe obbligatoria per tutti gli stati membri dell’UE – avrebbe conseguenze irreversibili per l’intero sistema agroalimentare e per tutta la biodiversità d’Europa. Infatti, nelle condizioni derivanti dalla deregolamentazione, sarebbe molto difficile salvare dalla contaminazione genetica gli ecosistemi e tutta l’agricoltura, sia biologica che convenzionale, soprattutto un domani che queste piante fossero coltivate su grandi estensioni di territorio. La contaminazione avrebbe anche strascichi giudiziari, poiché le multinazionali proprietarie dei brevetti avanzerebbero pretese di risarcimento per “uso illegale” del loro seme brevettato. Tutto questo è già accaduto negli USA e in Canada in seguito all’introduzione dei vecchi OGM. Vogliamo vedere anche i nostri coltivatori portati in tribunale dalle corporation sementiere? E come riusciremo a salvare le sementi delle pregiate e biodiverse varietà tradizionali e la qualità del cibo, che fanno dell’agricoltura italiana un’eccellenza mondiale? E il tanto sbandierato “Made in Italy” che fine farebbe nella dilagante omologazione del cibo a livello mondiale?

Ma di tutto questo non si parla. Né tanto meno si parla dei molti aspetti oscuri che ancora restano intorno alle tecniche NGT. Dai risultati sperimentali, non appare affatto una scelta saggia considerare queste piante equivalenti alle piante naturali e perciò sicure a priori, senza sottoporle a verifiche attente dei loro effetti di medio e lungo periodo sull’ambiente e sulla salute umana.

Il dado è tratto?
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Ho scritto I falsi miti dei nuovi OGM per cercare di ovviare a questo grave vuoto di corretta informazione sugli aspetti scientifici, economici e sociali del possibile ingresso in Europa, senza limiti né controlli, delle piante NGT. In attesa che un volenteroso editore decida di dargli le gambe per raggiungere una più larga fetta di cittadini, l’articolo appare in due siti amici e importanti alleati in questa lotta di resistenza ai vecchi e ai nuovi OGM.

Uno di questi amici è la CSA (Comunità che sostiene l’agricoltura) Arvaia di Bologna, che ha pubblicato l’articolo sul sito di Rete Contadina, da cui è possibile scaricarlo in formato PDF:

https://www.retecontadina.it/cinque-passi/304-i-falsi-miti-dei-nuovi-ogm-di-daniela-conti

L’altro sito amico è il neonato ma già robusto sito della Alleanza dei Custodi di Semi.  Anche da qui è possibile scaricare il PDF:

https://alleanzadeicustodidisemi.noblogs.org/i-falsi-miti-dei-nuovi-ogm/

Ringraziando questi amici per lo spazio che mi hanno accordato, invito tutti a visitare e a conoscere questi siti, importanti strumenti di informazione e di sostegno a una nuova cultura incentrata sul rapporto vitale con la terra e con tutti i suoi abitanti.

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