biodiversità dei chicchi di mais

 

I RISCHI DI INQUINAMENTO GENETICO NELLA CULLA DEL MAIS A VENT’ANNI DALLA PRIMA SCOPERTA

di Daniela Conti

 

Parte III – Messico: Il bivio attuale

PANORAMA GENERALE

LA SITUAZIONE ATTUALE DEL MAIS MESSICANO

Comunità indigene e salvaguardia del mais nativo: uno studio socio-biologico

La nuova legge e la risposta dei movimenti contadini

 

 

 

Parte III – Messico: Il bivio attuale

 

PANORAMA GENERALE

Come abbiamo visto nella Parte II (vedi qui ), il panorama offerto dai mais GM a livello mondiale è tutt’altro che tranquillizzante. I dati confermano che si tratta di una scelta sbagliata da tutti i punti vista:

  • perché questi mais fanno aumentare, e non diminuire, l’uso dei pesticidi chimici – diserbanti e insetticidi – che hanno effetti devastanti sugli ecosistemi e sulla salute umana;
  • perché aumentano la dipendenza dei coltivatori da scelte industriali fondate solo sui profitti immediati delle aziende, che non si curano di salvaguardare l’ambiente e le persone sul lungo termine;
  • perché innescano inevitabili squilibri fra le specie negli ecosistemi in cui sono introdotti, con effetti devastanti sulla biodiversità e le catene alimentari;
  • perché favoriscono l’omologazione e la standardizzazione genetica, che rendono le colture più vulnerabili al diffondersi di parassiti e malattie, esponendo a grossi rischi la produzione alimentare mondiale;
  • perché le piante GM, in quanto fattore essenziale dell’agricoltura industriale, aggravano tutti i processi antropici in atto di riscaldamento globale e di devastazione della biosfera, processi che già oggi espongono milioni di specie al rischio di estinzione e gettano una seria ipoteca sul futuro del pianeta.

(per dati e relativa bibliografia, vedi Parte II )

Quindi la scelta se introdurre o meno piante GM nei propri territori è una scelta importante per uno stato. E lo è particolarmente quando lo stato in questione è il Messico e si tratta di decidere sull’eventuale introduzione di mais GM. Infatti, come ho detto nella Parte I (vedi qui), il Messico è il centro di origine della specie Zea mays e l’epicentro della sua evoluzione e biodiversità. Il futuro del mais messicano è dunque un problema che travalica i confini della nazione e riguarda tutta quanta l’umanità.

campo di mais

Sin maiz no hay pais: Senza il mais, il Messico non esiste

 

LA SITUAZIONE ATTUALE DEL MAIS MESSICANO

Vediamo allora più da vicino qual è l’attuale situazione del mais in Messico. Quinto produttore mondiale di mais (dati 2008), tra il 2002 e il 2018 il Messico ha autorizzato l’importazione di 85 tipi di mais GM (vedi qui  ) per uso alimentare o di trasformazione industriale, in qualche caso anche come mangime per gli animali, mai per la coltivazione diretta.

Ciò non è però bastato a salvare il mais nativo messicano dall’inquinamento genetico a causa dei mais GM. Purtroppo, come abbiamo visto nella Parte II (vedi qui ), molti studi hanno dimostrato che dal 2001 in poi le principali fonti di contaminazione genetica sono stati proprio i mais giunti dagli USA e reperibili in vendita sul mercato formale o distribuiti come aiuti alimentari dai magazzini governativi della DICONSA, mais che i campesinos, ignari della loro vera natura, hanno talvolta seminato nei propri campi.

  

Comunità indigene e salvaguardia del mais nativo: uno studio socio-biologico

Un interessante studio del 2017 (vedi qui ) ha indagato per la prima volta in che misura le pratiche di coltivazione in differenti zone rurali del Messico possono incidere sul grado di contaminazione genetica da mais GM.

A questo scopo i ricercatori hanno preso in esame due diverse comunità dello stato di Oaxaca (quello in cui è scoppiato, nel 2001, il caso dell’inquinamento da OGM del mais nativo, vedi Parte I e Parte II). Le due comunità sono simili in quanto coltivano varietà native di mais e fondamentalmente riutilizzano i propri semi, ma differiscono per aspetti importanti: 1) le pratiche di conservazione e scambio delle sementi; 2) l’organizzazione delle comunità (decisioni assunte a livello individuale o invece comunitario); 3) le forme di proprietà della terra; 4) la vicinanza a centri urbani; 5) l’etnia.

Una delle due comunità, indicata nel lavoro con “A”, è una comunità indigena Zapoteca, localizzata nelle Valles Centrales, a poche decine di chilometri dalla capitale dello stato di Oaxaca e da altre città. Mantiene lingua e tradizioni proprie, benché la vicinanza a centri urbani importanti e i flussi migratori verso gli Stati Uniti abbiano facilitato molti cambiamenti culturali.

contadina che seleziona sementi

Contadina di una comunità Zapoteca

“La coltivazione del mais è ancora su piccola scala, portata avanti da contadini che sono proprietari di piccoli appezzamenti e decidono a livello individuale come condurre il proprio campo”. “In questa comunità ogni coltivatore può utilizzare anche semi ibridi senza informarne gli altri proprietari, compresi quelli degli appezzamenti confinanti”.

L’altra comunità, indicata con “B”, è di etnia Mixe, mantiene molto vive sia la propria lingua sia le proprie tradizioni, e ha un notevole grado di autonomia dal governo centrale. La comunità è localizzata nella regione dell’istmo, sulle montagne della sierra Mixe, a centinaia di chilometri dalla città più vicina. E’ quindi geograficamente isolata, sebbene anche qui, come nel resto dello stato di Oaxaca, vi sia stata una forte emigrazione, soprattutto fra i giovani.

“La proprietà della terra è comune, e le decisioni su cosa coltivare e come sono prese insieme da tutta la comunità.” E’ l’assemblea della comunità ad assegnare ogni anno a ciascun agricoltore il lotto da coltivare. Negli ultimi anni la comunità ha deciso di mettere al bando le nuove sementi e di utilizzare solo quelle tradizionali, quindi niente semi ibridi o comunque provenienti da fuori la comunità.

Esaminando il DNA dei campioni di mais prelevati nelle due comunità, gli autori hanno trovato – come si aspettavano – che gli elementi genetici provenienti da piante GM (ovvero il promotore 35S del CaMV, vedi Parte II ) erano presenti solo nella comunità A, aperta allo scambio non controllato di sementi con l’esterno.

Questo risultato – dicono gli autori – conferma che l’inquinamento genetico delle razze native di mais probabilmente è molto diffuso. Ma dimostra anche che la possibile diffusione dei transgeni può avere un importante fattore di controllo nelle pratiche colturali e di gestione delle sementi adottate dalle comunità rurali, ad esempio la scelta delle varietà da coltivare, la fonte di approvvigionamento delle sementi, la scelta condivisa di scambiare sementi solo all’interno della comunità.

contadina al lavoro

Contadina del Chiapas

L’evitare di utilizzare come sementi i mais importati, venduti al dettaglio sul mercato formale o distribuiti dai magazzini governativi della DICONSA, si dimostra un fattore decisivo per controllare l’inquinamento da OGM. Infatti, un dato rilevato anche da questo lavoro (vedi i risultati di altri studi citati nella Parte II ) è la presenza di transgeni nei campioni di sementi e granella prelevati dai negozi locali e dai magazzini governativi. Dalle interviste ai singoli contadini coinvolti nello studio, risulta che nella comunità A anche questa granella, in caso di esaurimento delle proprie scorte, viene talvolta utilizzata come seme o scambiata con altri coltivatori.

Ciò non avviene invece nella comunità B, in cui l’inquinamento risulta assente nonostante che anche nella sierra Mixe i mais recuperati sul mercato formale si rivelassero contaminati da transgeni nel loro DNA.

Questi risultati confermano che, al fine di evitare la contaminazione genetica da OGM, è fondamentale NON utilizzare come semente i mais reperibili sul mercato formale.

Un aspetto molto importante messo in luce dalle interviste condotte per questo studio è che la maggioranza degli agricoltori (82.5%) di entrambe le comunità non sapeva dell’esistenza degli OGM, né riferiva di averne mai sentito parlare. La mancanza di informazione si evidenzia sia nella comunità B geograficamente isolata, sia nella comunità A, vicina a città dove nel tempo varie associazioni hanno condotto campagne informative sul tema degli OGM e dei rischi di contaminazione genetica.

Gli autori concludono che vari fattori socio-culturali possono contribuire a controllare l’inquinamento genetico da OGM delle razze native di mais: limitare lo scambio dei semi all’interno della comunità, evitare le fonti di approvvigionamento esterne di natura commerciale o di origine sconosciuta, non utilizzare come semente la granella reperibile sul mercato formale, non mescolare ibridi e varietà native.

Altri importanti strumenti si dimostrano il promuovere frequenti campagne di informazione dei coltivatori e il condurre un regolare monitoraggio dei mais prodotti nelle comunità più esposte al rischio di contaminazione genetica.

panorama della sierra Mixe

 

La nuova legge e la risposta dei movimenti contadini

Lo studio appena descritto individua pratiche locali utili a evitare la contaminazione da OGM, fondate sulle usanze tradizionali delle comunità contadine. Ma fondamentali per la salvaguardia delle varietà native di mais sono soprattutto le scelte politiche a livello nazionale.

Nell’ottobre 2019 era in discussione al Senato messicano la Legge per la Promozione e la Protezione del Mais (Ley Federal Para El Fomento Y Protección Del Maíz Nativo, LFPM). La legge è stata fortemente criticata dalle organizzazioni contadine tra cui Via Campesina, e da comunità, scienziati e associazioni della società civile, che hanno dato vita alla Red en Defensa del Maíz (Rete in Difesa del Mais) per denunciare e contrastare alcuni essenziali punti critici della legge (per il comunicato originale vedi qui ).

Come ha scritto Gustavo Esteva ne La Jornada del 7 ottobre 2019 (vedi qui  Traduzione italiana a cura di Camminar domandando: qui ): “Il 2 ottobre, la Rete in Difesa del Mais si è dichiarata contraria [alla legge LFPM], perché non proibisce la semina sperimentale, pilota o commerciale del mais transgenico e può favorire la privatizzazione del mais nativo”.

Infatti, oltre al rischio di invasione degli OGM, l’altro grave rischio denunciato dalla Red è quello – riprende Esteva – della “privatizzazione delle sementi in Messico.… [poiché] la firma dei trattati di libero commercio (TTP e TMEC) obbliga il Messico a entrare nella Convenzione Internazionale per la Protezione delle Varietà Vegetali, nella sua versione del 1991 (UPOV91, secondo la sua sigla in francese). Con essa, le corporation transnazionali potranno appropriarsi delle sementi native o criollas, che diventerebbero merci brevettate e da loro commercializzate”.

In un comunicato del 9 luglio 2020, intitolato Carta In Difesa Delle Sementi E Dell’agricoltura Contadina E Indigena, l’importante organizzazione contadina Via Campesina-Mexico afferma che (vedi qui ) :

Logo de La Via CampesinaCome uomini e donne della campagna, abbiamo la capacità di produrre cibo sano e sufficiente che rafforza la salute, ci prendiamo cura della terra, conserviamo le acque e la natura nel suo insieme. Ma abbiamo bisogno di un ambiente politico diverso e di un altro approccio che rafforzi e faciliti il nostro ruolo nella società e nella natura. Questo sarà possibile solo se togliamo l’agricoltura e tutti i beni comuni dagli accordi commerciali [transnazionali]… Migliaia di produttori contadini sono soffocati dai prezzi elevati dei semi ed esposti al monopolio crescente dei semi ibridi certificati e della proprietà intellettuale”.

Nella stessa Carta, Via Campesina rivendica per i contadini:

  • “Il diritto di partecipare al processo decisionale su questioni relative alla conservazione e all’uso sostenibile delle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura.
  • Il diritto di conservare, utilizzare, scambiare e vendere i semi o il materiale di propagazione conservato dopo il
  • Il diritto dei contadini/e e di chi lavora nelle zone rurali a mantenere, controllare, proteggere e sviluppare i propri semi e le proprie conoscenze
  • Che lo Stato riconosca il diritto dei contadini di utilizzare i propri semi o altri semi locali di loro scelta e di decidere quali varietà e specie desiderano ”

In Messico il mais non è soltanto l’alimento quotidiano fondamentale, ma assume in sé molti significati culturali e spirituali. Nel documento già citato, la Red en Defensa del Maíz afferma:

Per le nostre popolazioni indigene e contadine, i semi si conservano usandoli, e più sono coloro che hanno semi e più i semi circolano, più possibilità ci sono di salvaguardarli, specialmente di fronte alle variazioni climatiche e al riscaldamento globale. I semi sono un bene comunitario, un’eredità [un patrimonio] che le nostre popolazioni indigene e contadine offrono all’umanità. Non appartengono allo Stato, alla nazione o alle multinazionali. Respingiamo ogni tentativo di assoggettarli a diritti di proprietà intellettuale, a diritti di costitutore di varietà o a brevetti.”

E conclude: “Come Rete in Difesa del Mais non accettiamo l’imposizione di leggi e strutture che calpestano, negano e disprezzano le nostre pratiche contadine e la nostra identità.”

Un’altra organizzazione, l’Espacio Estatal en Defensa del Maíz Nativo de Oaxaca (vedi qui. Traduzione italiana a cura di Camminar domandando visibile qui), ha scritto:

ampo di milpa

La milpa, meravigliosa sinergia tra fagioli, zucche e mais

“L’organizzazione lotta per la conservazione e la diffusione delle sementi locali, non solo granoturco ma anche zucche e fagioli. Queste tre piante vengono coltivate insieme in quella meravigliosa simbiosi che si chiama milpa: i fagioli crescono arrampicandosi sui fusti del mais, e la zucca, con le sue larghe foglie, ombreggia le radici di entrambi. In Messico, come ovunque, l’agricoltura agroecologica e di piccola scala è sotto un fortissimo attacco da parte delle multinazionali delle sementi.”

La milpa, antica quanto il mais, è una stupenda scoperta/invenzione dei popoli di queste terre. I fagioli arricchiscono il terreno di composti azotati che nutrono anche le zucche e il mais, sul cui fusto la pianta del fagiolo trova sostegno nel salire verso la luce; la zucca con le sue foglie trattiene l’umidità vicino alle radici e fa ombra, ostacolando la crescita di erbe infestanti. La milpa è la migliore dimostrazione di come la sinergia tra piante sia una fonte di forza e difesa incomparabile con qualsiasi prodotto chimico di sintesi, e tutto ciò nel rispetto degli equilibri ecologici e con alta qualità nutritiva dei prodotti finali.

L’associazione tra queste tre piante è straordinaria anche dal punto di vista nutrizionale: il mais ricco di carboidrati scarseggia però di alcuni amminoacidi essenziali, forniti dalle proteine dei legumi, il tutto arricchito dalle vitamine e dagli antiossidanti della zucca.

Intorno alla milpa sono fiorite in Messico, oltre a conoscenze che si trasmettono di generazione in generazione, anche numerose pratiche culturali e cerimonie religiose. La milpa è simbolo di nutrimento totale per le comunità messicane.

Di questa ricchezza si è fatto portatore l’incontro, tenutosi ad Oaxaca il 27 e 28 settembre 2019, intitolato Mais comunitario di Oaxaca per il mondo, organizzato dallo Spazio dello Stato di Oaxaca in Difesa del Mais Locale.

Quell’incontro si è concluso con una cerimonia di ringraziamento fra i campi di mais, durante la quale rappresentanti delle comunità rurali di Oaxaca hanno consegnato a rappresentanti di Via Campesina sementi di mais nativo, da condividere con i contadini di altri paesi. L’idea è che le seminino, le facciano crescere e le adattino ai loro contesti. Un gesto simbolico per riaffermare che il mais, nato in queste terre e continuamente perpetuato e migliorato grazie alle conoscenze e al lavoro dei campesinos, è un patrimonio che appartiene a tutta l’umanità. E che può essere solo trasmesso in dono dai contadini che da millenni lo custodiscono e lo mantengono vitale ad altri contadini, perché lo perpetuino con la stessa cura in altre terre in tutto il mondo.

Danza in onore del mais

Danza di donne Maya ai dio del mais